Virgilio, colpito dalla lettura degli oracoli sibillini che predicevano la nascita di un Dio Salvatore, si recò ad interrogare sulla loro montagna i sacerdoti di Cibele, i quali, o per l’impotenza o per malvolere, non vollero soddisfare la sua curiosità, allora, si rivolse alla stessa dea, la evocò con erbe magiche.
Ma cosa erano questi oracoli sibillini e chi era la Sibilla? E perché Virgilio ne era così affascinato? Perché era famosa?
Cit Antonio D’Amato
Una delle sue profezie era “tutta la terra sarà ricoperta di rovi e di mesta sabbia, gli uomini distruggeranno i simulacri e getteranno via l’oro e avide lingue di fuoco incendieranno la terra, il mare, le stelle, i morti resusciteranno ed apparirà chiara l’indole santa o imlura delle anime“.. Oppure “con l’avvento del grande giudice si vedrà la terra grondare di sudore.”
Virgilio invece così scriveva: E’ arrivata l’ultima età dell’oracolo cumano: il grande ordine dei secoli, nasce di nuovo, e già ritorna la vergine, ritornano i regni di saturno, già la nuova progenie discende dal cielo” (Virgilio IV egloga), la Sibilla da dove proveniva e chi era ma soprattutto perché le sue profezie erano così terribili… Vediamo allora.. Anzi leggiamo..
Da Platone fino a Virgilio, tanti si sono occupati della sibilla o meglio delle Sibille, raccogliendo i volumi chiamati oracoli sibillini, se ne contarono ben dieci sibille presenti ed avevano nomi come Amaltea, Demofile, Erofile, Deifobe oppure la Sibilla Cimmeria che disse ad Enea di non seppellire in Italia la sua congiunta, Enea scoprì che la sua compagna era morta e la seppellì presso un’isola li vicino.. Procida era il nome, la Sibilla Cimmeria ricorda la presenza dei Cimmeri, un popolo misterioso che abitava anche il lago d’ averno, ma la Sibilla più famosa era indubbiamente la Sibilla Cumana.
Era nata in Beozia da un pescatore di nome Glauco, era molto bella e seducente e come spesso accadeva non solo era ammirata dagli uomini ma dagli dei che, come sappiamo, erano irascibili, prepotenti e spesso vendicativi, nel caso della nostra bella Sibilla Cumana la sua sfortuna fu che il Dio Apollo perse la testa e promise tutto ciò che avesse desiderato la bella Sibilla… Beh, ovvio, un dio che ti offre tutto e cosa rispondi allora?! La Sibilla Cumana prese una manciata di granelli di polvere e chiese ad Apollo di vivere tanti anni quanti granelli raccolti, peccato però che la bella Sibilla dimenticò una cosa importante: l’eterna giovinezza e fu così che nel corso degli anni la bella sibilla si trasformò in una donna oramai una larva.. “oh povera me, povera sciocca, esclamò, ho dimenticato di chiedere che i granelli fossero anni di gioventù” oramai era destinata a diventare invisibile così come i suoi vaticini sulle foglie che il vento portava via fino ad un giorno..?
#antrodellasibillacumana Un giorno, siccome il vendicativo Dio Apollo le aveva vietato di uscire per ritornare nella sua terra, la Sibilla Cumana si fece portare una lettera sigillata con la terra di Eritra (Beozia) e fu così che aprendo la lettera e toccando la terra del suo luogo natio che la sibilla poté morire e trovare pace.
Immaginate, quindi, non c’era internet e un soldato che voleva una parola di conforto sul suo futuro si recava dalla Sibilla Cumana e dopo aver lasciato le sue offerte assisteva a questa scena: la sibilla disponeva sulle foglie il suo vaticinio
"ibis, redibis, non morieris in bello cioè andrai, ritornerai e non morirai in guerra!"
ora il soldato era felice e si allontanava dopo aver ringraziato la veggente, ma se per uno scherzo del vento, le foglie si spostavano e così una virgola.. Beh, la frase e il destino del soldato cambiava..
Ibis, redibis non, morieris in bello.. Già.. Ibis redibis..
Ma la nostra Sibilla, una delle sibille famose dell’epoca, la Sibilla Cumana cosa fece? Portò alcuni libri gli Oracula Sibyllina e li portò a Roma da Tarquinio il Superbo, al quale furono offerti per la modica cifra di 300 monete d’oro, ma il re non ne volle sapere e tirava molto sul prezzo. A quel punto, la Sibilla iniziò a bruciare alcuni libri, mantenendo la stessa richiesta, il re, allora, si piegò alle sue richieste e comprò gli ultimi tre rotoli. La sibilla sparì ed al re rimasero tre rotoli fatti di foglie di palma, scritti in versi geroglifici, e ogni volta che avvenivano pestilenze e cattivi presagi, i rotoli venivano consultati.
In seguito ad un incendio, i rotoli furono ricostruiti da una speciale commissione.
Il legame tra Cuma e Roma è sempre stato forte, probabilmente per i positivi responsi verso il futuro Cesare Augusto e forte era il legame con Creta, dove Dedalo costruì la prima nave a vela che gli consentì il volo con il figlo Icaro. Fu dopo la navigazione che l’architetto cretese Dedalo, giunse a Cuma, dove, per ringraziare il Dio Apollo per l’impresa e per ricordare il figlio Icaro, morto durante la navigazione, innalzò un tempio in suo onore. Sempre dai territori dei discendenti di Eracle, gli Eraclidi, un giorno si imbarcò su una di queste navi, un uomo di nome Melesigene, che iniziò a girare per il mare mediterraneo imparando tutti i segreti delle stelle e degli oracoli. Dopo anni di navigazione, ormai vecchio e cieco giunse a Cuma, dove chiese di essere accolto e poter vivere raccontando le sue memorie, i suoi ricordi, ma alcuni cittadini si opposero perché non potevano accollarsi tutti i vagabondi vecchi e ciechi.